• 07/07/2020

#TeacherExperiences: L'esame di maturità ai tempi del COVID

La scorsa settimana, abbiamo chiesto a una docente di raccontarci la sua esperienza con l’esame di terza media in questo anno caratterizzato da difficoltà senza precedenti. Questa settimana, la Prof.ssa Luisella Mori, dell’Istituto Tecnico Fermi di Pontedera (Pisa), ci racconta la sua esperienza con l’esame di maturità.

La cosa che mi ha sempre stupito quando si parla degli esami conclusivi della scuola superiore, è che fare il commissario significa entrare in un mondo parallelo. Improvvisamente tutte le consuetudini che più o meno regolano la vitadi noi insegnanti vengono sospese, ed è il (o la) presidente a determinare l’atmosfera in cui si svolgeranno le prove scritte, le correzioni, i colloqui.

A onor del vero sono stata spesso fortunata, soprattutto con le presidenti, che io di gran lunga preferisco, forse per il semplice fatto che nella mia esperienza personale si sono solitamente dimostrate persone più flessibili, più disposte ad ascoltare, al contrario di alcuni presidenti che mi è capitato di incrociare nella mia carriera, poco inclini ad accogliere le istanze ed esigenze dei commissari (ma soprattutto delle commissarie!).

Com’è andata quest’anno? Io ero tra quelle che ritenevano giusto fare gli esami in presenza, se le condizioni lo avessero permesso, e mi ha fatto piacere ritrovare i colleghi e rivedere gli alunni, anche se uno per volta. La presidente si è rivelata subito una persona con la quale si lavorava bene, e questo ha contribuito a rendere il tutto più facile e piacevole.

L’idea di sostituire il secondo scritto, che per la mia quinta avrebbe riguardato Inglese e Discipline Turistiche e Aziendali, con un non meglio definito “elaborato” mi era inizialmente sembrata una scelta discutibile. Con il senno di poi, quello che ritenevo il solito modo all’italiana di mettere una toppa alla mancanza degli scritti, in realtà si è trasformato in un’opportunità per personalizzare maggiormente l’esame. Con le colleghe Linda Novi di inglese e Irene Buonazia di Arte e Territorio avevamo lavorato molto sull’Agenda 2030 dell’ONU, in modalità CLIL, e perciò abbiamo pensato di chiedere ai nostri alunni di elaborare una proposta di itinerario turistico che potesse essere collegata a uno o più Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, corredandola di analisi della destinazione turistica, preventivo e calcolo del break-even point per la parte economica. Le proposte risultanti sono state per la maggior parte varie, interessanti, molto personali, e ci hanno permesso di valutare non solo le competenze disciplinari, ma anche quelle digitali, comunicative e di cittadinanza. La prima delle cinque fasi in cui era suddiviso il colloquio ha permesso ai candidati di iniziare con la presentazione di tale elaborato, con il supporto di slide o video, cosa che li ha resi più tranquilli e sicuri nell’affrontare il resto dell’esame.

 

Tra le proposte presentate, un’originale esperienza di “voluntourism” in Ghana, e due itinerari di turismo sostenibile rispettivamente sulla Costa degli Etruschi, e sulla Costiera Amalfitana.

E il resto dell’esame? La seconda fase, basata sull’analisi di un testo letterario, mi è sembrata interessante: mettere in primo piano il testo, rispetto al classico “vita e opere di…” che ogni tanto si sente venir fuori agli esami, è sicuramente una buona cosa.

Se devo essere onesta mi sono un po’ “mancate” le buste: quella che era stata una delle novità più discusse della sessione 2019 a me era piaciuta molto, perché svecchiava un po’ il colloquio orale, allontanandolo dalla classica “interrogazione” in cui il commissario di turno fa le domande e il candidato risponde. La busta permetteva agli studenti di dimostrare le loro capacità di riconoscere e interpretare uno stimolo e di effettuare collegamenti interdisciplinari, valorizzando soft skills quali capacità logico-organizzative e di gestione dei tempi. È ovvio, non per tutte le discipline e per tutti gli indirizzi di studio questi collegamenti sono facili da fare, saltare da uno studio di funzione a una poesia di Saba non è così automatico, ma nel nostro caso, trattandosi di un indirizzo turistico, poter passare da periodi storici a correnti artistiche, a brani letterari, a destinazioni turistiche, riflettendo, magari in lingua straniera, sulla tutela dei beni culturali e su rischi e opportunità dei vari tipi di turismo, non è né impossibile né scontato, inoltre la vittoria dell’immagine sul testo scritto nella maggior parte degli stimoli scelti mi era sembrata una gradita ventata di novità.

Quest’anno, nella terza fase del colloquio, eravamo noi a poter scegliere il materiale da cui partire per ogni singolo candidato, ma questo ci dava al tempo stesso una maggiore responsabilità e una minore garanzia di imparzialità. 

Un momento di gradita personalizzazione è stato anche rappresentato dalla quarta fase del colloquio, relativa alle esperienze di alternanza scuola lavoro, recentemente rinominate PCTO: anche in questo caso molti studenti hanno saputo valorizzare questo fiore all’occhiello della nostra offerta formativa realizzando presentazioni multimediali molto accattivanti e passando con disinvoltura da una lingua all’altra, per evidenziare le esperienze fatte in lingua inglese, francese e spagnola, sia in Italia sia all’estero.

A quel punto, la quinta e ultima parte dell’esame, quella relativa ai percorsi di Cittadinanza e Costituzione, era il più della volte già fatta, anche se non è mancata la domanda su come loro, i candidati, avessero vissuto l’esperienza dell’emergenza sanitaria e della quarantena. E anche qui, molto spesso, sono emerse risposte non scontate, profonde, che ci hanno resi orgogliosi dei nostri studenti. Il distanziamento non ha contenuto l’emozione!

Molti docenti pensano che gli esami, così come sono organizzati in Italia, abbiano poco senso, soprattutto perché i soldi spesi per effettuarli potrebbero essere investiti meglio, date le croniche carenze della scuola italiana, e considerando che ormai i tassi di promozione sono elevatissimi, per cui non si tratta di una vera e propria prova “selettiva”. È difficile dare una risposta a queste osservazioni, che in parte condivido, però rimane il fatto che per gli studenti l’esame rappresenta un momento importante, una sfida da superare, soprattutto per i più timidi e insicuri, ma anche una soddisfazione da assaporare nel caso di un percorso scolastico particolarmente brillante. Dopo tutto, io stessa ricordo ancora con emozione il mio orale, e non si può dire che allora l’esame avesse un formato più sensato di adesso, al contrario!

Autore: Luisella Mori - Docente, Pisa

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